Bugatti: la vera storia della nascita del mito (2024)

Bugatti. Solo il nome, per ogni appassionato di motori che si rispetti, mette i brividi. Un marchio tricolore, azzurro, divenuto ben presto tricolore "bleu". Dall'Italia, patria in cui l'idea Bugatti è divenuta realtà, alla Francia, luogo in cui tutto ha preso forma più concreta. Tutto questo in una babilonia di scenari differenti, una montagna russa impervia, fatta di momenti trionfali, violente cadute, tentativi di risalita, sconfitte cocenti e momenti di riscatto. Il sogno, quello di Ettore Bugatti, che ha perso la consistenza vaporosa di un'idea e trovato la materia delle cose reali, trasportata - ma anche trascinata - da altri sino al giorno d'oggi con quel marchio ovale dal nome inconfondibile, Bugatti, che nel suo font antico trasuda storia, passione, difficoltà e riscatto.

Tutti, ma proprio tutti, sanno che l'anno e il luogo di fondazione della Automobiles Ettore Bugatti, poi divenuta solo Bugatti, sono rispettivamente il 1909 e Molsheim, paese alsaziano in cui Ettore Bugatti si era trasferito da 7 anni per lavorare alle dipendenze dell'azienda metallurgica De Dietrich. In pochi, però, conoscono il luogo dove realmente Bugatti prese vita, ovvero dove il seme venne piantato e il primo germoglio, curato con amore, divenne il punto di partenza di un marchio glorioso.

Ferrara, l'inizio di tutto

Il progettista Ettore Bugatti, nato a Milano il 15 settembre 1881, all'inizio del 900 iniziò a lavorare su tricicli a motore. Il primo di questi, chiamato Tipo 1, venne realizzato presso la Prinetti & Stucchi di Milano, dotato di pneumatici di un'altra azienda milanese che sarebbe divenuta celebre proprio in quel settore: la Pirelli. Questo triciclo venne dotato di un motore della potenza di 4 cavalli e fu poi impiegato in varie competizioni, tra cui la Nizza-Castellane e la Brescia-Verona-Brescia. Il prototipo fu talmente notevole dal punto di vista delle prestazioni che vinse entrambe le manifestazioni.

A quel punto, però, Bugatti lasciò la Prinetti & Stucchi per aprire una propria officina in cui tentò di realizzare un'autovettura. Idea lodevole, soprattutto all'inizio del secolo passato, ma la mancanza di fondi lo costrinse a uscire dalla Lombardia per cercare denaro e persone disposte a credere in lui e nei sui progetti per finanziarlo. Approdò così in una città di provincia dell'Emilia Romagna, non troppo distante dal centro nevralgico – Bologna – ma lontana abbastanza per dichiarare con orgoglio il suo essere autoctona. Un luogo intriso di storia, passione, opere d'arte e anche nobili facoltosi e visionari.

La storia della Bugatti partì proprio dalla città estense in una torrida estate del 1900 e lo fece in una delle vie più iconiche della città: Corso Ercole d'Este I. Non si tratta certo di una strada qualunque: il corso unisce le mura della città - per la precisione Porta degli Angeli - al Castello Estense, una delle principali attrazioni del centro di Ferrara.

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La via, ancora oggi con il fondo ciottolato e intonso, ospita luoghi di alto interesse culturale come il celebre Palazzo dei Diamanti, ma il nostro viaggio si ferma esattamente tra la struttura oggi museo d'arte e il Castello Estense. In quell'estate, Bugatti si fermò al civico numero 15, per la precisione al Palazzo Gulinelli, casa dei conti Gian Oberto e Olao Gulinelli.

Dopo aver studiato il progetto di Bugatti, i conti Gulinelli, e uno sforzo notevole fatto dal padre di Ettore - Carlo - conferirono al progettista lombardo il denaro necessario per completare il primo prototipo di vettura che vide la luce pochi mesi più tardi prendendo il nome di Bugatti Gulinelli Tipo 2.

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La Tipo 2 nasce e cresce in campagna... con il re

Una volta accettata la sfida e colti i denari necessari, Ettore Bugatti si mise all'opera creando una sorta di carro agricolo con un singolo sedile, motore anteriore e cerchi realizzati in legno. Lo fece nelle scuderie di Benvignante, frazione di Argenta, nella bassa campagna ferrarese, dove i conti Gulinelli avevano possedimenti terrieri.

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I primi test fu svolto nelle campagne circostanti, dunque a San Bartolomeo, Sant'Egidio e Marrara. In una delle prime uscite la vettura ebbe l'onore di fare da mezzo di trasporto a un ospite d'eccezione che, però, in pochi conobbero perché agghindato con guanti, cappello e occhiali: si trattava del re d'Italia, Vittorio Emanuele III (in carica dal 9 maggio 1936 al 5 maggio 1941), il quale era intento a provare il prodigio creato dall'estro di Bugatti.

Il primo successo

Un successo rimasto silenzioso per pochi mesi, perché lo stesso anno Bugatti si presentò al Concorso Eleganza Città di Milano con la Tipo 2, che sbaragliò la concorrenza anche grazie a una particolare presentazione. La vettura, infatti, per l'occasione era stata ornata di fiori e piante, suscitando così l'ammirazione della giuria.

Fu proprio in quell'occasione che Bugatti venne notato dall'azienda metallurgica alsaziana De Dietrich, che di fatto portarono Ettore ad abbandonare il tricolore italiano per abbracciare quello transalpino. In fin dei conti, però, fu la mossa giusta. Perché da quel trasferimento il prototipo Tipo 2 divenne capostipite e pietra angolare della Automobiles Ettore Bugatti, fondata nel 1909.

Cosa rimane oggi di quell'avventuroso inizio

Chi è residente a Ferrara o passa diverso tempo tra le strade estensi, è lecito che non faccia più caso a quel luogo. Corso Ercole d'Este I si lascia ammirare per mille motivi. Abbiamo citato la vicinanza del Castello Estense, il Palazzo dei Diamanti, le costruzioni antiche e ben tenute, l'atmosfera in tutte e 4 le stagioni, che può portare dall'estrema malinconia per una nebbia che cela, a un benessere psichico in un lampo grazie a uno spiraglio luminoso di sole, ma anche un'immedesimazione storica che ha pochi eguali grazie all'arguzia di chi ha scelto di fare la cosa più saggia: conservarla.

Palazzo Gulinelli, nel 1970, ha anche ospitato il set de "Il giardino dei Finzi Contini", film culto con Vittorio de Sica – celebre attore e padre di Christian - che metteva su pellicola il romanzo mirabilmente scritto da Giorgio Bassani nel 1962 in un hotel della Capitale. L'ingresso con la splendida scalinata ha rappresentato il luogo perfetto per rappresentare le idee del Bassani.

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Eppure, oggi, accanto alla porta d'ingresso di Palazzo Gulinelli, di riferimenti al film non c'è traccia. Trova invece posto da 20 anni una targa bianca, con una manciata di simboli in rilievo e una semplice dicitura: "1900 - 2000. In questo palazzo, nell'estate del 1900, Ettore Bugatti e i conti Gulinelli si incontrarono e posero le basi per la realizzazione del mito Bugatti". Com'è giusto che sia.

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